Passione Novecento da Paul Klee a Damien Hirst. Opere da collezioni private, a cura di Sergio Risaliti, promosso da Città Metropolitana di Firenze e organizzato da MUS.E con l’intento di collegare la grande tradizione rinascimentale del collezionismo e mecenatismo alla passione per l’arte del Novecento ancora coinvolgente nella nostra epoca. A dimostrazione di una continuità di pulsioni e sentimenti, di desideri e ambizioni che distinguono senza interruzione lo stato d’animo del collezionista, colui che secondo Benjamin si assume il compito di trasfigurare le cose, il vero inquilino dell’interieur, dove trova asilo l’arte.
Si tratta di un viaggio nell’arte del Novecento costruito sulla base di un amore per le opere moderne e contemporanea che non deve sorprendere in una città come Firenze, culla del Rinascimento. Si farebbe torto infatti alla storia della città in cui le vicende artistiche e quelle del collezionismo privato si sono intrecciate nei secoli, seminando nel territorio una predisposizione sensibile alle avanguardie e alle sue più avanzate sperimentazioni.
Un fil rouge lega le antiche famiglie dei Sassetti e dei Tornabuoni, dei Medici e dei Doni, dei Gondi e dei Rucellai ai collezionisti privati di oggi. E oggi come ieri il cuore del collezionista batte per i grandi innovatori, artisti che hanno dato vita a nuovi linguaggi e a nuove pratiche, a ricordare come tanto l’arte quanto il collezionismo siano sempre contemporanei. In mostra si potranno ammirare rari capolavori di Paul Klee e de Chirico, di Morandi e di Savinio, accanto a quelli di Martini e Melotti, Fontana e Burri, per spaziare nei nomi più celebri del contemporaneo come quelli di Warhol e Lichtenstein, di Alighiero Boetti e Daniel Buren, fino a Damien Hirst e Cecily Brown, Ai Weiwei e Tracey Emin. Grazie al collezionismo e al mecenatismo, nato in particolare nelle ‘camere’ e negli studioli di Palazzo Medici, si è affermata l’autonomia delle opere d’arte, apprezzate per se stesse, curate, contemplate, collezionate. Dalle raccolte private, dagli studioli e dai salotti dei gran signori, sono poi nati i primi musei moderni. Dall’amore per l’arte, dal culto degli antichi, dal desiderio di emulazione è anche nata una delle prime accademie d’arte, quel mitico giardino di San Marco patrocinato da Lorenzo il Magnifico, che fu la palestra artistica del giovane Michelangelo. Da quell’epoca, Firenze ha esercitato un preciso mandato nei secoli, una funzione necessaria alla strutturazione del sistema dell’arte moderna. La città nei secoli è stata luogo del fare arte, della critica d’arte e dell’investimento in arte: una vocazione, quest’ultima, ininterrotta anche nell’Ottocento e nel Novecento, quando le grandi famiglie borghesi e industriali hanno perseverato in questa logica collezionando e investendo in bellezza e cultura.
Tra i celebri collezionisti del passato merita ricordare Stefano Bardini, di cui quest’anno si celebra il centenario della nascita, antiquario e mercante tra i più eclettici e raffinati del suo tempo, dal cui gusto e capacità imprenditoriale è scaturito quel gioiello di museo che ancora oggi porta il nome del grande mercante fiorentino. E poi, l’eclettico Frederick Stibbert e lo storico dell’arte Herbert Percy-Horne, le cui collezioni sono un pezzo importantissimo della storia fiorentina. Nelle sale di Palazzo Medici sarà un susseguirsi di capolavori, opere che possono raccontarci storie bellissime, di grandi appassionati d’arte, perfino identitarie, al punto di specchiare il collezionista, la sua vita, il suo gusto, i suoi ideali in un gioco di suggestioni e di significati riposti.